Vento di burrasca: la politica e i troppi nodi

di Stefano Tienforti

La politica locale, soprattutto in clima preelettorale, è così: non succede nulla o quasi per giorni, poi ne arriva uno che riaccende i fuochi dell’interesse, della discussione e dei pronostici. L’ultimo, in ordine di tempo, a Tarquinia, è stato sabato scorso, quando un concatenarsi di dichiarazioni e comunicati ha d’improvviso infuocato il panorama politico-partitico cittadino.

La mattina era cominciata al Lido, per l’esattezza a Porto Clementino dove – in mezzo ad un gran vento, forse premonitore della bufera che di lì a poco si sarebbe metaforicamente sollevata – Mauro Mazzola, nel corso della presentazione della lista a firma PD (a proposito, ma la presenza del solo Egidi e l’assenza di Alessandro Dinelli era per evitare fastidiose, possibili domande sull’assenza di quest’ultimo dalla lista? ndr), lanciava la sfida: “Io sono qui, gli altri dove sono? Sinora tante parole e nessun fatto: io sono pronto e penso di vincere al primo turno”.

Non si sa se per reazione o per coincidenza, nel primo pomeriggio arriva dal fronte UDC-PDL-Terzo Polo un annuncio che, almeno a chiacchiere informali, in molti anticipavano dal almeno dieci giorni: stando alle righe diramate, la sede PDL di via XX Settembre sarebbe stata scenario del raggiunto accordo tra le tre forze per coalizzarsi a sostegno del nome di Alfio Meraviglia quale candidato sindaco. Quanto basta perché, già, alcuni siti di notizie etichettassero il consigliere provinciale come “l’antiMazzola”.

Se non che, ad alzare ulteriormente il vento che in mattinata aveva reso proibitiva la presentazione del PD, ha pensato il terzo e ultimo atto del sabato tarquiniese: il “Comitato per Minniti sindaco” smentisce, in un’ulteriore nota, che il PDL possa aver in alcun modo sottoscritto tale accordo, imputando quella decisione, semmai, ad una minoranza di dissidenti del partito e, anzi, ribadendo con forza come Minniti possa considerarsi l’unico candidato del PDL alla carica di sindaco.

Sin qui, i fatti: le considerazioni, le conclusioni, le ripercussioni sono difficili da riassumere, comprendere, raccontare, prevedere. Forse, e non è detto, solo il responso elettorale ne permetterà una lucida analisi. Quel che è certo è che, nel centrodestra, è guerra su tutto il fronte, a partire – come sempre avviene in queste situazioni – dai simboli. Si parla di inciuci, di tradimenti, ma la sola cosa certa è che, tra annunci smentiti, scambi di cortesie e invocazioni craxiane, sarebbe difficile capire quale dei due schieramenti sta rendendo più facile la vita a Mazzola.

Alla fine, l’unica cosa che si capisce, della vicenda, è che non se ne capisce nulla: come troppo spesso avviene nella politica dei giorni d’oggi, in molti parlano, comunicano, annunciano ed enunciano e sempre più difficile è capire dove stia la verità. È possibile che due comunicati stampa affermino due verità opposte, senza che alcuno intervenga a far chiarezza, quando addirittura l’UDC – di certo non famoso per le prese di posizione – ha fatto la propria scelta di campo ufficiale? È normale, a un mese e mezzo dal voto, dover interpretare tweet e messaggi di facebook per capire cosa accade?

Uno sbandamento non da poco, forse ancor più profondo di quello che, dieci anni fa, travolse il centrosinistra del dopo Conversini. Allora, molte facce note (e forti) del partito rimasero fuori dalla competizione: chissà stavolta quanti del PDL scenderanno alla conta. C’è curiosità, ad esempio, per capire se, sulle liste, vi saranno tutti e quattro gli attuali coordinatori (ok, vista la situazione, questa definizione appare un po’ grottesca, ndr) del partito.

Intanto Renato Bacciardi smentisce il suo passaggio all’Api annunciato da alcune testate on line: inutile, insomma, affannarsi a cercare chissà quale motivazione politica, voltafaccia o clamorosa rivelazione, se non per il fatto che un partito che, a livello nazionale, fa parte del Terzo polo, a Tarquinia invece che Meraviglia sosterrà Mazzola ed il Polo dei Moderati. D’altronde, da buon imprenditore, attento all’immagine, il buon Renato ha vagliato un’ipotesi promozionale di gran valore, puntando forte su marketing e motto. Perché, lo sanno, tutti: con Api, si vola! Ammesso che riesca a far dimenticare l’effetto zavorra che, sulle fragili ali degli insetti gialloneri, continua a caricare Francesco Rutelli.