Col sorriso, sino alla fine: un omaggio a Marco Biagiola

Finisce un anno duro, durissimo per Tarquinia, e finisce nel modo peggiore: al termine di dodici mesi drammaticamente caratterizzati da eventi tristi, oggi la comunità tarquiniese saluta e ricorda un altro concittadino scomparso prematuramente. Nella mattinata di stamani se n’è andato Marco Biagiola: domani, alle 15, nella chiesa di San Francesco si terranno i funerali.

Nella battaglia con la malattia degli ultimi mesi, Marco ha dimostrato lo spirito e la forza che ne hanno animato la vita, anche nelle difficoltà: incredibili la carica e l’ottimismo che trasmetteva anche nei momenti più duri, tanto da averci quasi illuso che quella forza d’animo potesse condurlo fuori da una guerra che, purtroppo, non si poteva vincere.

A piangerlo, oggi, sono gli amici, i conoscenti, quelli – tanti – che lo stimavano, che con lui hanno scherzato, giocato, affrontato la vita nei suoi aspetti più e meno seri. E tutto un mondo dello sport, del calcio in particolare, che è sempre rimasto per lui ambiente familiare: guanti alla mano – chiunque lo conoscesse come giocatore sa della cura maniacale che ne aveva – nei tanti anni tra i pali, poi come appassionato aiutante in campo, a far lavorare i giovani portieri delle squadre cittadine, dal Tarquinia all’Atletico sino all’ultima esperienza al Tarkna2007.

E con lui, dopo l’addio a Gabriele Piva, si chiude forse una parentesi felice del calcio cittadino, fatta di amici in campo e fuori pronti a riunirsi per il gusto di giocare e stare assieme: un testimone raccolto, oggi, forse soltanto dalle realtà amatoriali.

È strano come il primo ricordo che mi viene in mente di lui, oggi, sia una mattinata delle festività natalizie di tre o quattro anni fa: un allenamento al campo Bonelli e lui che – per la prima e unica volta che io ricordi negli anni al Tarkna – si mette i guanti per una partitella. Con l’entusiasmo, nemmeno a dirlo, di un bambino, lo stesso in fondo che aveva sempre sul campo di calcio e non solo.

Marco aveva una battuta pronta per tutti, un sorriso anche nei momenti più difficili. Lo sport e la vita professionale significavano per lui una programmazione quasi maniacale nella quale metteva una passione infinita. Sempre pronto a difendere con le unghie e con i denti i suoi portieri così come i suoi numeri. Il modo più bello per salutarlo è quello di ringraziarlo per quello che ha fatto. Tutti di lui abbiamo un ricordo intimo, ma in quel ricordo c’era sempre infilata una battuta ed un sorriso. Ha lottato strenuamente fino all’ultimo, quella malattia era come un rigore al novantesimo e quel rigore è come se lo hai parato lasciandoci un insegnamento di vita incredibile.

Stefano e Fabrizio