Stefano Cucchi, svolta nell’inchiesta Bis: “Fu assassinato”. Sotto accusa tre carabinieri

Clamorosa svolta nell’inchiesta relativa alla morte di Stefano Cucchi: ad otto anni dai fatti, il procuratore capo Giuseppe Pignatone e il pm Giovanni Musarò chiudono quella che è stata definita inchiesta bis (in corso dal 2014) sui responsabili del suo pestaggio e con l’atto di conclusione indagini contestano a tre dei carabinieri che lo arrestarono nel parco degli acquedotti di Roma – Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco – il reato di omicidio preterintenzionale.

Accusati di calunnia anche il maresciallo Roberto Mandolini, allora comandante della stazione dei carabinieri Appia (quella che, nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 aveva proceduto all’arresto) e i carabinieri Vincenzo Nicolardi e Francesco Tedesco. Per Mandolini e Tedesco, infine, anche il reato di falso verbale di arresto.

Come riporta corriere.it, “il «violentissimo pestaggio» del giovane romano arrestato la sera del 15 ottobre 2009 si è trasformato in un capo d’imputazione secondo il quale i militari dell’Arma Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco colpirono Cucchi «con schiaffi, pugni e calci, provocandone tra l’altro una rovinosa caduta con impatto al suolo in regione sacrale»; da questo derivarono «lesioni personali in parte con esiti permanenti», che «determinavano la morte» del detenuto. Avvenuta una settimana più tardi, nel reparto speciale dell’ospedale Sandro Pertini, anche a causa della «condotta omissiva dei sanitari»”.