Sciopero della scuola e disagi, la replica dell’I.I.S.S. Tarquinia

Riceviamo e pubblichiamo

Gentile Direttore,
Liceo_scientifico_tarquiniala ringrazio per l’attenzione con cui segue le vicende della nostra scuola, tanto da aver sentito il bisogno di venire personalmente, insieme ad un altro giornalista, a verificare se vi fossero problemi connessi con la giornata di sciopero.

Lo sciopero, si sa, è fatto per creare disagi: ed è inutile negare che qualcuno ne ha creato, essenzialmente per quanto riguarda la perdita di ore di lezione in una fase delicata dell’anno scolastico. Tuttavia non è di questo che voglio parlare – come non ne ha del resto fatto cenno lei. Quel che mi preme precisare è che gli “altri” disagi cui il suo articolo fa riferimento in realtà non si sono mai verificati, dal momento che la successione degli eventi che lei ricostruisce è quella di tutti i giorni e non è legata allo sciopero.

Il cancello della scuola è stato aperto dalla sottoscritta alle ore 7.50: circostanza che lei non ignora, visto è stata proprio tale apertura che ha consentito, a lei e al suo collega, di accedere all’interno del cortile. In quel momento, non vi erano ragazzi in attesa, perché i mezzi di trasporto non erano ancora arrivati.

La porta di ingresso è stata aperta, alle ore 8.10 come ogni giorno, per favorire l’entrata degli studenti provenienti dai paesi limitrofi. L’inizio del servizio dei professori è previsto 5 minuti prima dell’avvio delle attività didattiche e questo spiega il duplice suono della campanella, anche questo consuetudinario: per i docenti alle ore 8.20 e per gli studenti alle ore 8.25.

Di fatto, quindi, almeno per quanto riguarda la sequenza da lei così minuziosamente descritta, non si è verificato alcun disagio, in quanto la successione delle varie fasi è quella di tutti i giorni.

Mi ha sorpreso invece vedere, a corredo dell’articolo, l’immagine di una scuola deserta, dal momento che alle ore 8.10, quando l’ho vista scattare alcune foto, aveva intorno diversi studenti. Così come avrei magari gradito qualche riflessione in più circa i disagi effettivi per i nostri ragazzi: essersi alzati presto per prendere un bus e recarsi a scuola per poi rimanere senza lezioni. Ma questo – mi rendo conto – sarebbe suonato come una critica allo sciopero degli insegnanti: cosa politicamente rischiosa e non opportuna. Più facile descrivere disagi organizzativi, che si possono mettere in capo al dirigente o ai suoi collaboratori, rispetto a cui non vigono remore comunicative. Se poi quei disagi non ci sono stati, pazienza. O no?

Le sarò grata se vorrà pubblicare sul suo giornale questo breve chiarimento, che ritengo dovuto in primo luogo ai genitori dei nostri alunni, lettori del suo giornale, i quali potrebbero aver riportato un’impressione inesatta ed essere preoccupati per quanto descritto.

Cordialmente

Laura Piroli
Dirigente Scolastico del’I.I.S.S. “V. Cardarelli” di Tarquinia

 

Cortese Dirigente,
La ringrazio del contributo, con il quale conferma per filo e per segno quanto da me riportato nella cronaca di ieri. Anche se devo rilevare come dalla Sua ricostruzione non risulti il passaggio – spero, anzi sono certo, non consuetudinario né ripetuto tutti i giorni – in cui Lei informa gli studenti che l’assenza del personale impedisce la garanzia nella sorveglianza e lascia loro la possibilità di scegliere se entrare a scuola oppure andarsene prendendosi un giorno di assenza: la qual cosa, almeno a me, sembra un disagio, la cui responsabilità peraltro è ben chiaramente, nel mio testo, addebitata allo sciopero, e non certo all’organizzazione della scuola che Lei dirige (La invito a rileggere, a tal proposito, con più attenzione il primo ed il quarto paragrafo).

Mi scuso, ad ogni modo, se a Suo avviso ciò che potrebbe aver indotto i genitori degli alunni ad un’impressione inesatta è l’immagine a corredo. Avrei potuto, infatti, pubblicare il video – quello che Lei mi ha visto girare – in cui alle 8:12 un ragazzo prova ad aprire la porta ancora chiusa, o quello subito successivo in cui la segretaria e Lei provvedete ad aprirla. O ancora le foto con i ragazzi che si spostano via via verso il lungomare. Sarebbero state, son certo che concorda, immagini di molto più clamoroso impatto mediatico. Invece – e non per remore comunicative, ma per mia scelta professionale – ho ritenuto fosse corretto scegliere una foto genericissima, descrivere per filo e per segno quanto accaduto (mi indichi Lei eventuali difformità nella cronaca rispetto ai fatti) ed indicare con chiarezza il numero indicativo (120) di ragazzi che erano in attesa, quasi tutti fuori dal cancello, proprio perché fosse ben chiara e fedele alla realtà ai lettori tutti – e non solo ai genitori – la situazione.

Se una cosa, nel racconto, ho omesso – e lo ha fatto anche Lei in questa sua replica – è che prima che Lei rientrasse a scuola Le ho espressamente chiesto se ritenesse opportuno rilasciare una dichiarazione, nella quale magari avrebbe potuto sin da allora tranquillizzare i genitori o esprimere un’opinione sullo sciopero ed i disagi che ha recato a studenti e famiglie. La sua risposta negativa, in tal senso, mi fa pensare che sia stata Lei, più che me, a ragionare su cosa potesse essere politicamente rischioso e non opportuno. Apprezzo, però, che oggi, con maggiore calma (anche se probabilmente non ancora sufficiente ad una lettura serena dell’articolo), abbia scelto di dire la Sua opinione in proposito.

Cordiali saluti

Stefano Tienforti