Papaveri e Papere: serata cover a Sanremo, ma gli Stadio hanno una marcia in più

Peppe-IacominiPeppe Iacomini, ex portierone e capitano della Corneto Tarquinia, oltre che appassionato ed esperto spettatore del Festival di Sanremo, torna a scrivere per L’extra e ci dice la sua su quanto di canoro, mondano e spettacolare succede sul palco musicale più famoso d’Italia.

Spettacolo nello spettacolo per la terza serata del festival di Sanremo. La gara delle nuove proposte ha vissuto attimi di tensione per un piccolo fuori programma: era stata annunciata la vittoria di Miele ma, a causa di un inconveniente tecnico, si è provveduto a far ripetere la votazione e la spunta Francesco Gabbani con “Amen”. L’altra sfida se la aggiudica Mahmood con “Dimentica”. Un piccolo intoppo che crea attimi di tensione ma che Carlo Conti gestisce con grande sicurezza.

Sanremo_2016_stadioLe canzoni si susseguono tra esibizioni che lasciano il segno e altre che piuttosto dovrebbero lasciare il palco. Tanti omaggi alla musica Napoletana ma è da sottolineare sicuramente la versione di “Amore senza fine” del grande Pino Daniele interpretata da Caccamo e D. Iurato. In tanti approcciano con doveroso rispetto dell’originale, come Lorenzo Fragola con “La donna Cannone”, Irene Fornaciari con “Se perdo anche te” e Arisa con “Cuore”, ma piace moltissimo la versione di Francesca Michelin de “Il mio canto libero”. L’immensa Patty ricanta se stessa con “Tutta al più”, mentre i Bluvertigo cambiano totalmente “La lontananza” di Modugno prendendosi un grosso azzardo e qualche critica.

Le canzoni scorrono in maniera piacevole, molte scelte danno l’impressione di essere discutibili ma sul palco si respira ad ogni passaggio grande voglia di divertimento. Al “Bacio a mezzanotte” dei Dear Jack, Alessio Bernabei risponde con “A mano a mano” di Cocciante. Dolcenera canta l'”Amore disperato” di Nada, mentre Annalisa sogna l'”America” della Nannini.

Entrano i Pooh per festeggiare i loro 50 anni di carriera ed è subito delirio. L’intero teatro, come d’altronde il pubblico a casa, canta il supermix di “Dammi solo un minuto”, “Tanta voglia di lei”, “Piccola Katy”, “Noi due nel mondo e nell’anima”, “Pensiero”, “Chi fermerà la musica”: si chiude con “Uomini soli”, canzone vincitrice di Sanremo 1990. Riccardo Fogli, con loro in questa reunion, si commovue dimostrando quanto possa ancora regalare emozioni il palcoscenico dell’Ariston.

Altro momento importante quando sale sul palco Nicole Orlando, l’atleta down vincitrice di 5 medaglie al mondiale in Sudafrica regala sorrisi quando dice a Garko che a sua madre non piace e afferma di essere diversa, ma solo perché fa atletica e ha un cromosoma in più. I più originali sono stati sicuramente gli Zero Assoluto con la loro versione di Goldrake e Elio e le Storie Tese che hanno proposto “Quinto ripensamento” (Walter Murphy, versione italiana di “Fifth of Beethoven” tratto dalla colonna sonora della Febbre del Sabato Sera).

Alla finale di questo Festival nel Festival accedono Rocco Hunt con “Tu vuo’ fa l’ americano”, Noemi “Disperato”, Clementino “Don Raffae” e Valerio Scanu con “Io vivrò senza te”, ma quest’anno si ha la sensazione che non ci sia per nessuno e si aggiudicano la serata gli Stadio con “La sera dei miracoli” di Lucio Dalla. Non convincono ancora Gabriel Garko e Madalina Ghenea ma si compensa con una grande Virginia Raffaele che, dopo Ferilli e Fracci, imita Donatella Versace. A fine serata si annuncia il ricorso di Miele per il verdetto ribaltato ma si deciderà solamente domani (oggi per chi legge).

Dopo aver spento la televisione, si spengono anche le luci della mia camera… gli occhi si chiudono e nella testa passano ritornelli, note e qualche pecorella che saluto con gentilezza e educazione. A domani amici, e viva Sanremo!