Pane al pane: il Terzo Polo, Mazzola e gli equilibri elettorali

di Stefano Tienforti

Quindi, adesso, è ufficiale: è nato quel Terzo Polo di cui, a Tarquinia, si parlava da mesi, e con i componenti che già tutti i locali appassionati delle vicende politiche conoscevano. Tanto che l’innevato comunicato che lo annuncia non ha sorpreso, ma solo scatenato – e, in un certo senso, legittimato – reazioni sin qui conservate in attesa di un via libera.

Tra le nostre bacheche dei commenti e quelle private (ma non troppo) di Facebook il dibattito s’è subito acceso, con protagonisti diretti gli stessi esponenti politici. Ma frecciatine, ironie e polemiche a parte, c’è da capire se e come l’ufficiale battesimo mediatico dell’asse di centro possa cambiare gli equilibri elettorali cittadini. E, per farlo, bisogna obbligatoriamente partire dalla non facile impresa di capirli, tali equilibri.

Bisognerebbe capire, ad esempio, se la presenza del Partito Repubblicano nel neonato polo centrista sia causa o effetto della rottura di fine novembre tra Mazzola e Serafini; o conoscere le motivazioni che hanno spinto Renato Bacciardi ed il suo entourage ad accordarsi con il Sindaco, andando allo scontro diretto con la restante parte dell’Udc; o ancora sondare la psiche del PdL per capire se c’è anche una sola possibilità di accordo tra loro e il Terzo Polo, anche se ad oggi l’ipotesi appare davvero improbabile.

Quel che è certo è che, se si giocasse a pallone, Mazzola dovrebbe temere – e non poco – l’avversario, sulla scorta di quella regola della tradizione calcistica per cui i calciatori tendono a fare gol alla loro ex squadra: i Serafini, Pelucco, Guarisco e Piroli garantirebbero alla propria coalizione un buon vantaggio iniziale, anche se va chiarito se, sull’altro fronte, godrebbero dello stesso privilegio realizzativo anche i Bacciardi Boys.

In termini prettamente politici, invece, una più chiara stima dell’effettivo valore della forza elettorale centrista potrà farsi solo quando si capirà chi sarà il candidato sindaco chiamato a rappresentarla. Andrà valutato se, in sostanza, si sceglierà un nome in grado di carpire voti anche tra gli indecisi, gli scontenti e i non fidelizzati, oppure se lo sfidante del sindaco uscente potrà avvalersi soltanto della somma dei singoli bagagli elettorali dei componenti la lista: bagagli che, in parte, andranno sottratti a quello che cinque anni fa era stato il bottino di Mazzola.

I nomi del chiacchiericcio popolare spaziano, con la consueta buona dose di fantapolitica: immediato pensare ad Alfio Meraviglia, scontato aggiungerci il nome di un Serafini, più fantasioso – ma nella politica cittadina mai dire mai – credere alla possibile discesa in campo di Tiziano Torresi o Rinaldo Capoccia, comunque “quotati” dai bookmakers del gossip politico nostrano.

La politica, ancor più quella locale, non è però matematica, ed in quest’ottica saranno fondamentali sia la scelta dei nomi che la capacità comunicativa: i cinque anni di Mazzola saranno un valore aggiunto o un peso per l’attuale Sindaco? Il collage di nomi e forze nel Terzo Polo sarà forza attrattiva o disgregativa al momento del voto? E le liste civiche chi finiranno per danneggiare di più, in termini di consensi?

Nel frattempo, al centro della scena politica c’è l’Udc locale e provinciale, alle prese con lo scisma che ha generato e genera polemiche ed attriti: l’accordo “personale” stretto tra la frangia bacciardiana e Mazzola spacca il partito, i firmatari dello stesso – lasciati fuori dalle riunioni – si lamentano, gli altri parlano di tradimento. La “politica dei due forni”, insomma, fatta propria in più occasioni dal partito di Casini, a Tarquinia porta a risultati estremi: ad ogni modo, e comunque vada, però, qualcuno resterà sì con il panino, ma senza la mortadella.