Il sogno di Micocci: portare il nome di Tarquinia nel mondo

di Fabrizio Ercolani

micocci protagonista delle lezioni con carlo conti“I have a dream: portare il nome di Tarquinia nel mondo durante tutto l’anno”. Francesco Micocci, avvocato ed editore musicale, da sempre nel mondo della musica, scopritore insieme al padre (fondatore della storica casa discografica IT ed inventore della parola “cantautore”) tra gli altri di Venditti, De Gregori e del grande Rino Gaetano lancia un appello a tutte le persone di buona volontà affinchè si uniscano le forze e si possa realmente valorizzare l’immenso patrimonio della città etrusca.

“Bisogna creare un contenitore aperto tutto l’anno, nel quale inserire qualsiasi attività culturale, artistica, artigianale, popolare ma anche idee nuove frutto della grande creatività dei tarquiniesi. In questo percorso di ricerca e di organizzazione di eventi, creando anche un marchio hastag, Tarquinia è avvantaggiata essendo Patrimonio dell’Umanità”.

Micocci che tanto ha fatto nel passato per la città e che tanto vorrebbe continuare a fare, il Mestiere del cantautore ne è un esempio così come la produzione di due artisti tarquiniesi, non si dà pace per come non si riesca a valorizzare l’immenso patrimonio di Tarquinia. “Torri, chiese di ogni epoca e tanta tanta magnifica arte non può rimanere conosciuta a pochi. Tarquinia ha tutto: mare, pinete, scogliere stupende. Tarquinia non ha nulla a che invidiare ad esempio a Spoleto, che è divenuta famosa nel mondo grazie al festival, o a Viterbo che grazie a Caffeina ha ricevuto un forte impulso di turismo e popolarità. Queste città sono l’esempio di come se si investe bene sulla cultura e sugli spettacoli ne beneficiano tutti”.

Micocci fa anche una riflessione. “Non è possibile che il patrimonio di Tarquinia e dell’Etruria in generale, sia disperso in tutto il mondo creando le fortune di città come Copenaghen, Ginevra, Tokio, Pechino e Singapore. Tarquinia è una città turistica ed è il turismo che deve portare benefici a tutto l’indotto sia in termini occupazionali che economici. Non possiamo essere succubi sempre di grandi società nazionali e multinazionali essendo costretti ad accettare da loro le risorse economiche necessarie per ristrutturare e mantenere quelle opere d’arte che con fatica siamo riusciti a far rimanere sui nostri territori. E’ giunta l’ora di fare sistema ed unire le forze.”