“L’altra giovinezza”

Il “Capri 2010” a Tiziano Torresi.

di Anna Alfieri

«Giovinezza! Giovinezza!» cantava l’Italia degli anni Trenta. Ma in quegli anni, silenziosa e lungimirante, cresceva un’altra giovinezza, una generazione di studenti universitari cattolici che si preparavano ad avere un ruolo cruciale nella vita politica e culturale della nazione. Questa giovinezza ce la racconta molto bene in un libro (L’altra giovinezza. Gli universitari cattolici dal 1935 al 1940) Tiziano Torresi, giovane – anch’egli! – di Tarquinia, che nel fine settimana scorso, nella splendida cornice di Anacapri, si è visto consegnare il prestigioso Premio Capri 2010, ormai giunto alla sua XXVII edizione. Nella motivazione del Premio si legge: «Il volume di Torresi è scritto con grande chiarezza e con una narrazione avvincente, che non trascura ma, anzi, esalta e rende piacevole l’analisi meticolosa dei documenti». Tutto vero. Il testo, di 250 pagine, pubblicato nello scorso febbraio dall’editore Cittadella di Assisi, riesce infatti a coniugare lo studio delle fonti con il racconto vivace e approfondito di quegli anni cupi, dove l’incalzare degli eventi avrebbe trascinato l’Europa ed il mondo nella tragedia della guerra. Cinque anni, dal 1935 al 1940, quando il fascismo inasprì il suo carattere totalitario; anni, durante i quali – dalla Guerra d’Etiopia a quella di Spagna, dalle leggi razziali al vano Accordo di Monaco – si comprese che gli equilibri fragili dettati allo scenario internazionale dalla Pace di Versailles sarebbero naufragati in un nuovo, spaventoso conflitto globale.

Proprio in quegli anni crebbe però un’altra giovinezza – titolo felicissimo quello del libro di Tiziano – “altra” rispetto a quella bellicosa, virile e sprezzante forgiata dal Duce. Era la giovinezza raccolta nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana, la Fuci, che è stata uno dei capisaldi della formazione degli intellettuali cattolici per tutto il Novecento. Ben altra cosa era la Fuci – unica associazione universitaria non fascista riconosciuta dal regime – rispetto alla Gioventù del Littorio. Altri gli schemi di pensiero, altre le fonti, i comportamenti, i desideri. Era una gioventù che, tra illusioni, sogni e speranze, si educava alla fede senza compromessi con la dittatura, una fede sempre manifestata con prudenza e vissuta non nel “cameratismo”, ma nell’amicizia cristiana. Una gioventù attenta all’Italia e al suo destino ma anche all’Europa, alle grandi opere della filosofia personalista, attenta ad armonizzare fede e cultura in vista di una riconquista cristiana della società. «Furono anni travagliati. Furono però anche gli anni in cui cominciammo a scorgere il futuro che ci attendeva», conclude Giulio Andreotti nella sua Prefazione: una schiera di politici ed intellettuali – Moro, lo stesso Andreotti, Taviani, Costa, Gonella, Fanfani, Veronese, Branca – traeva infatti allora convincimenti e stimoli che si sarebbero rivelati formidabili, di lì a poco, per disegnare il volto della nuova Repubblica e consegnare agli italiani, umiliati da un ventennio di dittatura, la democrazia e un futuro di speranze.

La lettura del libro di Tiziano ci dà insomma una conferma e, contemporaneamente, un auspicio: che il Premio Capri è stato davvero ben meritato e che il “giovane” di Tarquinia prosegua al meglio il suo studio su una vicenda storica così densa e affascinante.

Il libro verrà presentato nella sala consiliare del Comune di Tarquinia il giorno 5 dicembre p.v.