Il creativo e comodo concetto d’emergenza dell’amministrazione tarquiniese (e non solo)

di Marco Vallesi

Siamo ormai giunti alla fine di quest’anno e, nonostante le minacciose previsioni del calendario Maya che annunciano per il 21 Dicembre prossimo venturo discontinuità storiche di portata planetaria, ci ritroviamo a sopravvivere con realtà ben più incidenti sulla nostra vita quotidiana di cittadini strapazzati dagli inclementi eventi politici e amministrativi. Eventi che nulla hanno a che fare con congiunture astrali, passaggi di asteroidi, inondazioni da diluvio universale o, più realisticamente, da nevicate eccezionali, siccità o terremoti.

Nossignori, quando qui si tratta di “emergenze” dobbiamo rivolgere lo sguardo – e i pubblici denari –  altrove, a situazioni ampiamente previste e prevedibili , se non programmate ad arte per arcane finalità tutte da scoprire.

Mancano giusto una decina di giorni, ad esempio, alla scadenza dell’ultima deroga che ammetteva la parziale potabilità delle acque contenenti arsenico per i valori compresi tra 10 e 20 microgrammi per litro; per questo dovremmo sapere tutti, anche in virtù dei numerosi articoli pubblicati in queste pagine, che la conseguenza ultima della direttiva europea 98/83/CE recepita con il D. Lgs. 31/01, ossia l’ordinanza del sindaco con la quale dovrà dichiarare “non potabile” l’acqua distribuita nella rete degli acquedotti cittadini, non può essere definita “emergenza”, giacché,  si farebbe un torto grave agli oltre dieci anni di preavvisi e all’intelligenza di chi ha seguito, passo passo,  l’involuzione dell’accidia che ha contraddistinto le amministrazioni locali sul problema “arsenico”.

Il tutto, registrate le ultime “mosse”  del sindaco e dell’amministrazione (vedi stanziamento dell’ultima ora di 448.000 euro per un dearsenificatore e l’ingresso – tattico ma tardivo –  in Talete del Comune di Tarquinia), equivarrà ad ulteriori esborsi onerosi per gli utenti del servizio idrico tarquiniese, sia in termini di aumenti in bolletta (in parte già inseriti in bilancio), sia per ciò che riguarderà l’approvvigionamento in proprio di acqua potabile per l’uso domestico e, soprattutto, per quello relativo alle aziende che devono usare l’acqua per la preparazione degli alimenti.

Su altri fronti, che per fortuna non hanno risvolti d’ordine sanitario, l’”emergenza” assume i caratteri della farsa e scade, laddove l’aggettivo che segue non sia un eufemismo, nel ridicolo. È il caso della gara per l’affidamento dei servizi dell’ Ufficio I.A.T..

Come era stato già messo in evidenza (qui) l’amministrazione Mazzola, pur essendo la stessa che predispose il Bando di gara ad evidenza pubblica per il primo affidamento dei servizi I.A.T. (da Giugno 2010 per 24 mesi) – e quindi ben conscia della scadenza di detto affidamento – prosegue imperterrita nell’arginare quelle che, in apparenza, sembrano impellenti necessità a suon di proroghe (siamo alla seconda che scadrà, di nuovo, il 31/12/2012 e del bando per la nuova gara non se ne ha ancor oggi notizia) a favore dello stesso soggetto (Coop. “Fuori c’entro”), tra l’altro giustificando il prosieguo dell’affidamento con una frase adattata e replicata, come se fosse un passaggio liturgico, ad ogni delibera di proroga: “…nelle more dell’espletamento della procedura di gara.” . Sì, ma nelle more della “commedia” quanto costa alla comunità questa che, per i reiterati, tardivi e non risolutori provvedimenti “tampone” adottati,  si può assumere come una questione “emergenziale”?

Per non farla troppo lunga, qui, in questa Città, come se non bastassero le vere “emergenze” nazionali create da governi malnati, i richiami a concetti semplici e limpidi risultano, con tutta evidenza, inascoltati; chissà se, anche questa indifferenza, non sia di per sé un’altra forma di “emergenza”?