Ercolani alla Corneto: “Tutti utili, nessuno indispensabile”

di Attilio Rosati

Dopo l’annuncio ufficiale, pubblichiamo la prima intervista di Fabrizio Ercolani dopo il passaggio alla Corneto, celebrando nel contempo la fine stagione del Tarkna e dando visibilità (con il video precedente) al segreto di spogliatoio che è valso molti dei successi della compagine di Patron Piva in Seconda Categoria.

D – Ha saltato in un sol colpo due categorie passando dalla Seconda alla Promozione, non è un po’ preoccupato?

R – No assolutamente. Vado a guidare comunque un gruppo che conosco avendo svolto quest’anno il ruolo di preparatore dei portieri. Nei miei anni al Tarkna credo di aver maturato una buona esperienza nella gestione di un gruppo e per dirla in gergo ho masticato tanto campo. Per cui anche se credo di essere uno degli allenatori più giovani ad esordire in Promozione (n.d.r, 28 anni) non mi spaventa guidare anche calciatori più grandi e con più esperienza di me. Permettimi di ringraziare il Presidente Piva con il quale ho trascorso 4 anni fantastici al Tarkna, i miei collaboratori Luca Pico, Stefano Tienforti, Fabrizio Galofaro, Marco Biagiola, Leonardo Brizi e Daniele Bondi e tutti i giocatori. Certo,la Cornetoè una panchina importante, ma quando Massimiliano Coluccio, Rinaldo Santori, Ciro Granato e tutta la proprietà me lo hanno chiesto non ho avuto dubbi nell’accettare.

D – Mourinho diceva che l’allenatore è un gestore che deve fare in modo che tutto funzioni alla perfezione: è d’accordo?

R – Di sicuro non è nel mio carattere improvvisare, quindi affinché tutto possa procedere nel migliore dei modi è bene fissare sin dall’inizio delle regole precise che vadano a comprendere anche tutte le figure che ruotano intorno ad una squadra di calcio. L’importante è che tutti perseguano lo stesso obiettivo e lo facciano nell’interesse della società.

D – Che tipo di rapporto pensa di istaurare con la stampa?

R – La critica è il sale dello sport. Troverete una persona pronta a rispondere a tutte le domande ma soprattutto pronto a prendersi tutte le responsabilità in caso di momenti difficili e a dare i meriti a tutta la squadra quando ci sarà da gioire. Non è mio carattere addossare le colpe o cercare scuse per eventuali risultati negativi.

D – Cosa non le piace dell’ambiente del calcio?

R – Nulla, perché il calcio è uno sport poliedrico e tutto ciò che succede ha una spiegazione razionale.

D – È uno di quegli allenatori che pretende che siano i giocatori ad adattarsi alle sue idee o pensa che debba essere lei ad adattare le sue strategie al materiale umano a disposizione?

R – Un allenatore deve cercare di valorizzare al meglio tutte le risorse che ha. Io, sia da giocatore che da allenatore, ho sempre ragionato pensando che nessuno è indispensabile ma tutti sono utili. Per cui chi si adeguerà, indipendentemente dai moduli tattici e dalle convinzioni personali, a questa regola basilare con me non avrà problemi. Una squadra di calcio la fanno persone e le individualità sono importanti solo se si mettono al servizio della squadra

D – È stato ed è tutt’ora anche arbitro di calcio, pensa di continuare a farlo? Come si porrà nei confronti di quei “colleghi” che commetteranno errori marchiani a suo svantaggio?

R – Io lo faccio a livello amatoriale e come ho sempre fatto sino ad ora non mi attaccherò ad una decisione arbitrale avversa per commentare un risultato negativo. Sarebbe un alibi che non voglio concedermi e che non voglio concedere alla squadra.

D – A quale grande allenatore si ispira?

R – Mi piace guardare in piccolo. Io nel mio modo di interpretare il calcio ho rubato qualcosa a tutti gli allenatori che ho avuto a cominciare da Davide Cacciatori, Neno Gufi, Renzo Bonelli, Fernando Parmigiani, Ciro Granato, Vincenzo Gasperini, Massimiliano De Luca e Sandro Celli. Per cui se mi chiedi a chi mi ispiro ti rispondo a Fabrizio Ercolani.

D – Per costruire una squadra vincente, secondo Mourinho, “la cosa importante è comunicare con i calciatori nella lingua locale, spagnolo in Spagna, inglese in Inghilterra, non puoi usare un altro linguaggio”: come se la cava col Piansanese, il Civitavecchiese, il Lumierasco ecc?

R – Parlerò in tarquiniese così tutti mi capiranno.