“Ciao Gabri, ciao Sghenghi, ciao Frate’”

(s.t.) “E se la fatica supera il gusto, butta la gnocca e bevi il lambrusco”: ogni volta che ti mettevo un microfono davanti, alla fine non sapevi che dire e te ne uscivi con ‘sta frase. L’hai fatto pure l’ultima volta, era il 30 dicembre dell’anno scorso, quando abbiamo girato il video degli auguri per il 2015: prima avevi voluto pettinarti preciso, quindi mi hai chiesto di vedere come era venuto. Alla fine, soddisfatto, m’hai scaldato col vapore un bicchiere per aiutarmi con le mani gelate e siamo rimasti a chiacchierare una mezz’ora: m’hai raccontato la storia di uno che s’era arricchito non so come in Africa e che avevi incontrato dopo un sacco di tempo, poi abbiamo parlato della squadra, delle feste e di non so che altro. L’ultima, vera nostra chiacchierata, che dopo di allora ci eravamo visti sempre di corsa e con un mare di gente intorno, e a parlare per bene non c’eravamo più riusciti, in attesa di trovare un’altra serata in quel modo al bar. Eri Toto’s, quella sera, sereno più di quanto non m’eri sembrato esserlo nell’ultimo paio d’anni. Così come lo eri quest’estate, alla Lanterna, quando dopo l’ultima finale del Memorial sei rimasto a chiacchierare giù fino a tardi, e ti brillavano gli occhi a ricordare centomila aneddoti vissuti su quei campi.

GabrielePivaDi ricordi di te ne ho una marea, dall’orchestra delle scuole medie al Tarkna, dalle mascherate di Carnevale a quando, nei momentacci, alzavi il telefono e chiedevi come andava. Lo facevi con me, ma lo facevi con tutti: una parola, un pensiero, una battuta, una risata; anche se poi, magari, per i problemi della gente che facevi sorridere e rincuoravi ci stavi pure male.

Solo che, da stamani, saranno solo ricordi, ed è una cosa che tutti impiegheremo un po’ a focalizzare bene e a cui non ci andrà mai di abituarci del tutto. L’ho sentito nella voce delle persone che da stamani presto mi hanno chiamato per chiedermi se è vero: non con il fare curioso di chi di solito mi chiede la conferma di un fatto di cronaca, ma con l’illusione e la speranza che potessi dargli una risposta diversa da quella che temevano.

È che, alla fine, in quel video avevi ragione: sei uno “extra”, soprattutto nella voglia e nella passione di vivere i rapporti con le persone; nell’energia e nell’entusiasmo che per anni hai messo nelle cose che amavi – dal lavoro al pallone, passando per la famiglia, gli amici e mille altre cose – e che forse erano il trucco con cui ti sostenevi in una maniera tanto sorprendente. Un sacco di volte mi hai stupito, quasi sempre perché – per quanto potevo conoscerti – mi scordavo di quel mondo sensibile e pure fragile che da dietro il bancone non si vedeva.

Ma non sarà lo stupore a mancarmi: sarà tutto, soprattutto le cose più normali, quotidiane. La domenica al campo, il resto dal caffè dato con le gomme da masticare, la chiamata per chiedere che abbiamo fatto fuori casa, la sfoglia alla crema verso le sette di sera. Mi mancherà Toto’s, quello da ridere e quello serio.

Ciao Gabri, ciao Sghenghi, ciao Frate’, e grazie davvero di tutto. Ti voglio bene.