Chi di media ferisce, di media vorrebbe non perire

9008573_orig(s.t.) Una delle vicende di maggiore spicco nelle pagine delle cronache locali di questi giorni, a Tarquinia, è di certo quella relativa alla mozione di sfiducia presentata da Cesare Celletti, consigliere di minoranza del Movimento 5 Stelle, nei confronti dell’assessore Enrico Leoni. Vicenda della quale – chi ha seguito la cronaca de lextra lo sa già – si è parlato diffusamente nell’ultimo consiglio comunale.

Senza entrare nel merito della questione, la riflessione che segue prende spunto da quanto – in quella sede – si è detto, soprattutto dagli scranni della maggioranza, in tema di smania mediatica e voglia di apparire, di sciacallaggio ed attacco personale. Perché in molti – in particolar modo gli assessori Ranucci e Celli – hanno giustificato l’intervento del consigliere M5S con la volontà propagandistica di ritagliarsi momenti di celebrità.

E se tutto ciò fosse avvenuto dieci anni fa avrei dato loro il pieno della ragione. Solo che in questi due lustri molto, quasi tutto è cambiato – e non per forza in positivo – a livello comunale in tema di mediaticità e rapporti con la stampa ed i protagonisti della vita pubblica cittadina non possono fingere di non essersene accorti. Quando ho iniziato a lavorare per il Corriere di Viterbo, ad esempio, la prassi del comunicato stampa da parte degli enti cittadini era qualcosa di rarissimo, se non del tutto inesistente: noi corrispondenti locali – ed eravamo parecchi più di adesso, dato che c’erano più quotidiani locali – ai tempi di Conversini e Giulivi salivamo al palazzo comunale ad indagare (quando proprio non c’era nulla da scrivere quasi ad elemosinare) le notizie per il giorno dopo.

Poi qualcosa ha iniziato a cambiare ed i giornali sono diventati, per la politica e le amministrazioni, una vetrina non da poco. Il primo, forse, ad inaugurare a Tarquinia la prassi del comunicato più propagandistico che informativo da inviare ai media è stato Alessandro Antonelli all’Università Agraria: il governo Giulivi dal comune lasciava spazi liberi in tema di sostegno alle associazioni ed alle iniziative e l’Agraria – anche alla luce delle ambizioni del suo presidente – provò a riempirlo, dandone poi notizia ai media.

Ma ad esaltare al massimo questo ruolo di promozione a mezzo comunicato sono stati Mauro Mazzola e la sua amministrazione: non che questa prassi sia di per sé negativa, ma ad alimentarla e renderla davvero efficace hanno contribuito alcuni fattori di non secondaria importanza. Prima tra tutti la difficoltà di chi opera come corrispondente per i quotidiani locali: dover tutti i giorni trovare notizie per un rimborso di pochi euro di certo non stimola lo spirito critico e spesso spinge ad accontentarsi di quanto inviato dagli uffici stampa. Ancor peggiore è la pigrizia dei notiziari internet – lextra compreso – che non avendo problemi di spazio pubblicano tutto nascondendosi acriticamente dietro la formula del “Riceviamo e pubblichiamo”. Il risultato è una corsa all’apparizione sulle stampa – cartacea o virtuale – con dichiarazioni arricchite da foto d’ordinanza in merito anche alle più banali vicende: quelle, per intenderci, che farebbero capo all’ordinaria amministrazione, ma che garantiscono visibilità costante.

Ecco perché è contraddittorio accusare Celletti: è la stessa politica che ha reso i giornali ed i siti web i veri spazi di comunicazione politica, ben più ad esempio del consiglio comunale, e come è ormai prassi per gli amministratori occupare spazi mediatici per promuovere la loro attività, è quasi un obbligo per l’opposizione usare gli stessi mezzi per render nota la propria azione di controllo e denuncia. Insomma, chi di media ferisce, di media deve pure accettare di perire: non si può pretendere di sfruttarne il lato positivo volendo, poi, screditare il mezzo quando tramite di esso si subisce la critica.