Calcio sotto l’ombrellone: Corneto, la nuova sfida

di Leo Abbate

Inutile nascondersi dietro un dito, oramai appare chiaro a tutti che in casa Corneto è in corso una vera e propria “rivoluzione copernicana” e se ancora non è manifesto il nuovo assetto societario, (non si sa bene neanche se ci sarà, un nuovo assetto societario), due dati sono certi: sono state reperite nuove risorse da investire e la strategia sulla quale si punta è il recupero, la valorizzazione, il massimo sostegno a tutta la locale gioventù calcistica.

Patrimonio umano “esterno” potrà contribuire al conseguimento degli obbiettivi, ma solo in via “suppletiva”. In altre parole, sponsor e società stanno rendendo ogni giorno più manifesto il disegno di puntare prima di tutto, sulla baldanza  etrusca purosangue.

Ne costituisce prova certa il fatto che alcuni ragazzi classi ‘94 e ‘93 di cui la stampa aveva oramai da tempo preannunciato i trasferimenti sono stati invece “richiamati alle armi” e convinti, con la massima determinazione consentita dalla posizione societaria, a restare in forza alla Corneto, a disposizione degli allenatori.

Inoltre, anche per ciò che riguarda i vari ruoli tecnici (preparazione atletica, fisioterapia, allenamento), la società è alla spasmodica ricerca di “tarquiniesi” o alla riconferma di quelli che già nella passata stagione hanno rivestito ruoli tecnico-strategici dando buona prova della propria professionalità.

Non sappiamo quanto tutto questo sia frutto della “spending review”, certamente la pletora di società che sono state costrette a rinunciare ai rispettivi campionati di pertinenza per motivi economici o a fondersi con altre o addirittura a chiudere i battenti per mancanza di risorse, ci dicono che il momentaccio che attraversa il Paese non manca di provocare ripercussioni anche nel calcio che pure, in questi ultimi anni, è sembrato quasi una sorta di “isola felice”, rispetto a tutto questo casino.

Se perfino il Milan vende i suoi gioielli, insomma, un motivo ci sarà e, tuttavia, questa “nuova fase” della strategia calcistica locale va salutata con rispetto.

Suona come un “serrate le fila” per scongiurare un momento di congiuntura che forse porterà anche qualcosa di buono. La voglia di stare più uniti ed aiutarsi a crescere nonostante tutto. Chissà che la creatività per la quale noi italiani siamo famosi nel mondo, le nuove alchimie che ne saranno figlie, non porti ad un piccolo, autentico miracolo.

Cuore, orgoglio e attaccamento alla maglia, davanti a tutto il resto e che i soldi diventino un mero strumento educativo e di rinascita; oppure, vadano  a farsi fottere.