“Brexit: a Londra è stato come un lutto!”: parla un tarquiniese nella capitale britannica

Alessandro Boni Londra(s.t.) “Quando me ne sono accorto? In realtà avevo il turno molto presto: per cui mi sono alzato in fretta e preparato per andare al lavoro alle 7, senza leggere internet. Solo una volta arrivato il mio collega, italiano di Viterbo, mi ha detto: Hai visto? Siamo usciti dall’Unione Europea!”.

È passata quasi una settimana dal voto shock su Brexit, che ha sancito la volontà della popolazione britannica di abbandonare la UE, ma Londra ancora non si è ripresa dallo shock. E mentre statisti, economisti, analisti e semplici cittadini si interrogano su un futuro confuso, dalla capitale UK arriva la testimonianza di un ragazzo tarquiniese che, sulle rive del Tamigi, ha da qualche anno posto le basi della propria vita e del proprio futuro professionale.

Alessandro Boni, a Londra dal 2013, racconta le sensazioni dopo la clamorosa svolta del voto anti UE. “Posso parlare, però, da italiano a Londra – spiega – che è diverso dal dire italiano in Gran Bretagna, e i risultati del voto lo dimostrano. In città è stata una notizia molto inattesa, soprattutto nella comunità che frequento io, che non è fatta solo di immigrati: ma tra i miei amici e conoscenti inglesi, non ne ho trovato uno che abbia votato per il Leave”.

Ma dopo Brexit, non saranno solo le prospettive future a cambiare: cambia anche l’atmosfera, il modo d’intendere la vita di una città ormai cosmopolita. “Quest’ultima settimana, almeno nel mio quartiere, che è Shoreditch, è stata davvero irreale. – racconta Alessandro – Facce e clima tristi, quasi un lutto. E anche una brutta sensazione che ha accomunato le tante, diverse comunità internazionali qui a Londra: siamo tutti rimasti male, perché in fondo anche noi, come gli inglesi londinesi, stiamo contribuendo a fare questa città, a renderla ciò che è oggi”.

E l’analisi che si fa del voto, anche ai piedi del Big Ben, è la stessa che si è fatta in Italia. “È stato un po’ il voto dell’ignoranza, un po’ il voto dell’insoddisfazione sociale, – l’opinione di Alessandro – di coloro che non vivono bene la realtà di questo periodo, e sfogano queste difficoltà nel conflitto con il mondo esterno, con lo straniero. Ora è davvero difficile capire cosa accadrà, soprattutto dal punto di vista economico”.

Per Alessandro, ormai a Londra da oltre tre anni, poco dovrebbe cambiare in attesa dell’uscita formalizzata dall’UE e dei successivi, nuovi trattati: dopo un’esperienza da cameriere – anche nel lussuoso ristornate Skylon, a pochi passi dal London Eye – Alessandro è ora lobby guru all’ACE Hotel London Shoreditch; il tutto senza abbandonare la sua passione per la musica e la consolle, che – dopo anni di fatica e gavetta – lo ha portato a curare la promozione di alcuni party per il Village Underground – punto di riferimento musicale della East London – e ad affermarsi come organizzatore eventi, dj e produttore nell’ambito della musica elettronica. Una posizione che lo mette al riparo dai terremoti normativi – “se anche la procedura di uscita scattasse oggi, tra due anni avrei comunque un periodo in UK abbastanza lungo per poter addirittura avviare la procedura per chiedere la cittadinanza britannica” – ma che non lo lascia estraneo a dubbi o perplessità. “A livello di business, al di là del calo della Sterlina, ci saranno ripercussioni di certo: temo anche un calo del turismo. Gli italiani che corrono a Londra? Secondo me anche qui ci sarà una certa limitazione, e poi bisognerà capire che tipo di disciplina per l’immigrazione verrà importa. In generale, la sensazione è che possa cambiare il clima, anche in una città così multietnica come Londra: aspettiamo e vediamo. Da parte mia, c’è almeno grande fiducia nel nuovo sindaco: anche se ora rischiamo di trovarci il vecchio come Primo Ministro”.