Attentato ad Istanbul: una ragazza di Tarquinia era in aeroporto sino a poche ore prima delle bombe

TURKEY-AIRPORT-ATTACKS

(s.t.) Non un vero e proprio spavento – perché di fatto si tratta solo di una coincidenza fortunatamente mancata – ma la strana sensazione che le combinazioni della vita (e dei viaggi) possano far toccare con mano i rischi degli attentati e del terrorismo.

Donatella_CeaDonatella Cea, ricercatrice di Tarquinia ora impegnata in un dottorato in astrofisica a Washington D.C. – per cui L’extra si stava già interessando per un servizio da realizzare nelle prossime settimane – nel pomeriggio di ieri era all’aeroporto Ataturk di Istanbul e per una manciata di ore non è stata diretta testimone dell’attentato portato da kamikaze ed alcuni uomini armati nella struttura turca, che ha causato oltre 40 vittime ed un numero imprecisato di feriti.

“In realtà ero già in volo quando è accaduto – spiega ora da Washington, dove è giunta nella tarda serata americana di ieri – e ho scoperto tutto solo all’atterraggio, quando il passeggero al mio fianco ha acceso il cellulare e letto la notizia: lui era spaventatissimo, forse perché aveva amici e conoscenti lì o forse perché, semplicemente, ha pensato fosse successo mentre ancora eravamo lì, o che la lunga attesa sulla pista prima del decollo fosse dovuta a quello, e la sensazione lo ha terrorizzato. È che di primo impatto, leggendo la notizia senza troppi dettagli, è difficile capire come siano andate davvero le cose”.

Di ritorno in America dopo due settimane in Italia, Donatella – per la combinazione delle date di volo – era stata costretta a far scalo ad Istanbul, dove è giunta nella mattinata di ieri: quattro le ore di scalo previste, poi diventate parecchie di più a causa di un ritardo nel volo. “Non so di preciso a che ora siamo decollati – racconta – perché avevo l’orologio già impostato sull’ora di Washington: comunque sicuramente prima dell’attentato, per cui non considerarmi una vera e propria testimone”. Ma il clima a istanbul-5307.660x368Istanbul come era: “Relativamente tranquillo e sereno – spiega – anche se controlli al gate così tanto severi non li avevo
mai visti. A quanto ho capito, hanno delegato i controlli ad un’azienda esterna; sono davvero molto attenti e seri: ti mettono tranquillità perché controllano davvero a fondo, ma anche ansia, perché se sono così scrupolosi è perché hanno davvero paura. E a quanto pare fanno bene”.

“Di primo impatto – continua – la mia preoccupazione è stata per casa: sentendo la notizia potevano essersi spaventati, anche se bastava controllare su internet come il mio volo fosse, effettivamente, già decollato. Poi beh, è normale che si inizi a pensare a cosa sarebbe potuto succedere: pensa che ero quasi rammaricata di uno scalo così breve, perché avrei voluto approfittarne per vedere un po’ Istanbul. Alla fine, ti rendi conto che ci facciamo tante preoccupazioni, ma tutto dipende molto dalla fortuna, dal caso”.